Vercelli, un campo caldo

In principio fu il Toro

Qualcosa è andato "storto": tifosi bicciolani attendono l'arbitro fuori dallo stadio (metà anni '90)

Molti sono gli episodi che nel corso degli anni hanno dato, al Robbiano prima e al Piola poi, la fama di un campo caldissimo con i tifosi vercellesi più accesi delle Bianche Casacche sempre pronti a difendere il "proprio territorio" non solo con il tifo ma anche in modo più fisico. E' ormai noto che i primi passi di un tifo organizzato degno di questo nome si registrarono (non solo a Vercelli) dopo la prima guerra mondiale  con le tifoserie che si organizzarono con bandiere e stendardi fatti in casa ma comunque efficaci;  è altresì vero che a partire dal 1910 ci furono le prime intemperanze della tifoseria bicciolana, con eccessi verso arbitri e giocatori avversari, con episodi di violenza dentro e fuori dagli stadi. Il girone di ritorno del campionato 1909/10 è quello in cui si verificò un cambio nella attitudine della tifoseria vercellese. Il 13 febbraio 1910 i bianchi ospitavano sul campo in Piazza Conte di Torino i granata del Toro dopo averli battuti per 4 a 2 appena una settimana prima grazie a quattro reti siglate dal funambolico Rampini I. La gara fu tesa fin dal principio e del resto non avrebbe potuto andare diversamente dal momento che la Pro stava cercando di confermarsi campione d'Italia davanti all'arrembante Inter allenata da Virgilio Fossati. Sul rettangolo verde però la Pro Vercelli si rivelò meno forte del solito e i granata si imposero per 1 a 0 grazie alla rete messa a segno da Lang con un bel tiro dalla distanza: il tonfo fu clamoroso perchè questa sconfitta a tre giornate dalla fine permetteva ai nerrazzurri interisti di superare i bianchi in testa alla classifica. Al fischio finale il pubblico si scagliò contro l'arbitro Goodley con fischi, insulti, lancio di sassi e limoni. La gazzarra proseguì poi anche fuori dallo stadio con l'arbitro inseguito fino alla stazione.

 

Lo stadio in Piazaa Conte di Torino nel 1915

1910: La finale "farsa"

 

Purtroppo questi incidenti non furono un episodio isolato poichè nel corso di quel campionato ci furono altri episodi di intolleranza e violenza culminati con lo spareggio di fine campionato contro l'Inter per l'assegnazione del titolo di campione d'Italia. Quel giorno, in polemica con la federazione, la Pro schierò la squadra ragazzi e la tifoseria vercellese accolse gli avversari e i giornalisti con profonda ostilità: la gara venne giocata in una atmosfera surreale con proteste continue e reiterate da parte del pubblico che, a dispetto della sconfitta, non fece mai mancare il proprio sostegno ai ragazzi in maglia bianca così come i fischi ai nerrazzurri quasi aggrediti a fine partita.Testimone di quella giornata fu il giornalista della "Gazzetta" Carlomagno Magni (pioniere del giornalismo sportivo e autore del primo trattato di tecnica calcistica in Italia) che con queste righe commentava lo spettacolo cui aveva potuto assistere quel giorno da bordo campo: "L'aspetto della folla ignorante e selvaggia, che pareva ieri invasa dalla comica follia dello scherno a oltranza, dava, ai sinceri appassionati dello sport, un senso di pena dolorosa, ancora più forte della nausea. Nè gli umili erano i più eccitati nella parola e nel gesto. Ah, che lezione rappresentavano per l'italiana squadra vercellese, i pallidi giuocatori italo-stranieri dell'Internazionale, muti come soldati in consegna, coi denti stretti e gli occhi lagrimosi sotto la valanga delle allegre contumelie, sotto lo strepito degli ironici applausi e delle grida di scherno".

 

Pro-Genoa da Bollino rosso negli anni '10

Gli anni '10 del secolo scorso videro una altra accesa rivalità dei tifosi della Pro contro una squadra che all'epoca contendeva alla Pro gli scudetti sul campo e che già in quei giorni, ormai lontanissimi da noi, vantava già una tifoseria molto fedele e molto "calda" come quella genoana con cui si verificarono incidenti di rilievo in due occasioni nel giro di pochi mesi.

La prima volta il 3 dicembre 1911: La Pro Vercelli era bicampione d'Italia ed era in corsa per vincere anche il titolo del 1913 trovando nel Genoa, già vincitore di sei campionati, un formidabile avversario. Alla nona giornata i rossoblù si presentarono a Vercelli agguerritissimi e con 250 tifosi al seguito che contribuirono a movimentare non poco la giornata sugli spalti. Alla fine i bianchi si imposero per 2 a 0 grazie alle reti di Rampini I e di Ferraro I mentre disordini e incidenti si spostarono da dentro allo stadio alla strada con i tafferugli che arrivarono fino alla stazione.

In occasione della gara di ritorno giocata il 31 marzo 1912 in uno stadio Marassi esaurito in ogni ordine di posto 8 in ballo c'era il titolo di campione d'Italia di quella stagione e la rivalità tra le due compagini era ai massimi livelli, i vercellesi decisero di fare le cose in grande e di restiuire alla tifoseria genoana la visita del dicembre precedente: infatti furono ben 5.000 i bicciolani che seguirono a Genova la Pro Vercelli e che videro la loro squadra battere il grifone con un prezioso gol di Rampini I e conquistare così la finalissima contro la Lazio.

Nel dopo partita non ci furono incidenti ma un corteo composto da vercellesi e da tifosi dell'Andrea Doria che portarono in trionfo i vincitori dallo stadio fino alla centralissima Piazza De Ferrari bloccando il passaggio ai tram e al poco traffico automobilistico: il finale fu apoteosico con Milano I che, affacciato dal balcone del giornale "Il Secolo XIX", salutava i tifosi festanti.

1946: prima invasione al Robbiano

Passarono gli anni, l'Italia conobbe gli anni della dittatura e una nuova guerra mondiale... Gia negli anni '30 i fasti sportivi della Pro erano ormai un ricordo del passato eppure certe rivalità non solo rimanevano immutate ma al contrario si rinfocolano con nuovi episodi.

Il 5 maggio del 1946 si giocava al Robbiano un match valevole per la Coppa Alta Italia; i bianchi erano in vantaggio per uno a zero grazie alla rete di Pozzo siglata al 5' minuto della ripresa. La partita sembrava scivolare via tranquilla verso un vittorioso epilogo per le bianche casacche e invece capitò che al 77' il direttore di gara assegnò in modo arbitrario un rigore ai casalesi poi trasformato, dopo molte proteste dei padroni di casa, da Mozzambani. I supporters vercellesi che già pregustavano la vittoria contro gli storici rivali casalesi, invasero il campo dando il via ad una vera e propria caccia all'uomo nei confronti della giacchetta nera Mondani della sezione di Milano: solo l'intervento di carabinieri e vigili urbani impedì alla situazione di degenerare completamente. La gara venne comunque sospesa e e la vittoria fu data a tavolino ai neri malgrado il risultato di pareggio maturato sul campo.

 

Nuova invasione nel 1973

Nel campionato di Serie C 1972/73 la Pro Vercelli lotta con forza per difendere la categoria inseguita per un decennio e conquistata sul campo tre anni prima grazie agli spareggi con la Biellese. Nel girone di ritorno i bianchi hanno una posizione meno brillante rispetto all'andata ma è comunque una situazione tale da lasciare tranquilli in merito all'esito finale della stagione con la "quasi" certezza di non dovere vivere una nuova retrocessione....anche perchè la Pro a nove gare dalla fine stende i diretti rivali della Cossatese con un ottimo 3 a 1 ( reti di Bonanomi, Sadocco e del bomber Tonelli) e sembra poter mettere la parola fine al discorso salvezza. E invece le due sconfitte contro il Derthona fuori casa e contro il Seregno al Robbiano rimettono tutto in discussione anche perchè le due partite successive vedono arrivare solo due punti contro Alessandria e Cremonese. Si arriva cosi al 3 giugno 1973 e a Vercelli arriva il Padova: i patavini sono ormai in una tranquilla posizione di classifica e forse le Bianche Casacche non sono abbastanza spavalde da cercare di ottenere la vittoria e chiudere il discorso. Sta di fatto che la partita è bloccata su uno 0-0 senza grossi squilli fino a quando l'arbitro Sancini assegna un rigore agli ospiti a seguito di uno scontro veniale tra Rossi e il biancoscudato Musiello; immediate le grandi proteste dei padroni di casa che temono di vedersi sfuggire la salvezza per un penalty inventato dalla giacchetta nera e non per demeriti propri. Jussich viene espulso per proteste, il padovano Frisoni realizza dagli undici metri e a quel punto scoppia il finimondo con l'arbitro che fischia la fine, viene raggiunto da un fitto lancio di oggetti (una scarpa lo colpisce in piena fronte! ) e espelle i vercellesi Valdinoci e Caligaris.

 

"La Stampa" del 4 giugno 1973

 

Come se non bastasse una parte dei 5.000 spettatori presenti invade il campo e dà inizio ad un assedio di sei ore che termina solo all'una di notte quando, sdraiati in un cellulare della polizia, l'arbitro Sancini e i due guardalinee lasciano il Robbiano dal cancello del settore dei "popolari" attraversando piazza Camana (all'epoca una semplice piazza e non, come oggi, occupata da un giardino pubblico. La fuga della terna è resa possibile solo grazie ad una manovra diversiva delle forze dell'ordine e dopo vari, infruttuosi tentativi di far guadagnare la via dell'uscita alla terna arbitrale.  A seguito di quegli avvenimenti il Robbiano viene colpito da ben sette giornate di squalifica ( poi ridotte a una) mentre a capitan Jussich ne toccano tre ( in seguito cancellate).

 

"La Stampa" 4 giugno 1973

 

Il giorno dopo Eros Mognon scrive per il quotidiano torinese "La Stampa": "Notte di violenza e di follia a Vercelli dopo l'incontro tra la Pro e il Padova. Arbitro e segnalinee assediati negli spogliatoi per oltre 6 ore (pare sia un record nella storia del calcio nazionale); la squadra veneta accompagnata alla spicciolata in un albergo sulla circonvallazione per Novara; feriti e contusi; un centinaio di carabinieri schierati davanti al « Robbiano »; radiomobili cariche di agenti e di polizia stradale. Gli assediati e la forza pubblica sono rimasti nello stadio fino all'una. Poi due « Giulia » della polizia e un furgone della stradale si sono fatte un varco tra la folla ancora in tumulto. L'arbitro Sancini di Bologna e i due guardalinee di Reggio Emilia, bocconi sul pulmino, scortati da funzionari della Mobile e da alcuni ufficiali dei carabinieri, sono stati accompagnati fino al « Pavesi » di Novara. Fino a quel momento tutti i tentativi di metterli in salvo erano falliti. Allo stadio erano accorsi il questore Pastorino-Olmi, commissari della questura di Vercelli, il sindaco Boggio. Dirigenti della Pro Vercelli e l'allenatore Facchini avevano rivolto appelli ai tifosi nella speranza di convincerli ad allontanarsi per non aggravare la situazione. La folla, almeno un migliaio di persone, rispondeva con grida: « Fuori il buffone bolognese ». L'ira era esplosa all'89' minuto della gara, alle i della Pro Vercelli dinanzi ai cancelli degli spogliatoi dove sono rinchiusi l'arbitro e il Padova. L'arbitro, con la sua clamorosa decisione, ha messo in ginocchio a un minuto dalla fine la Pro Vercelli che aveva ampiamente meritato la spartizione dei punti. Poi aveva infierito sui padroni di casa espellendo i terzini Jussich (per proteste) e Valdinoci i intervento falloso su un avversario». I tifosi di Vercelli che si apprestavano a festeggiare la salvezza della « Pro » hanno visto aprirsi il baratro della retrocessione. C'è stato un tentativo di invasione sventato dal fìtto cordone di carabinieri attorno alla rete di recinzione. Sancini e i guardalinee sono entrati negli spogliatoi sotto una pioggia di sputi, evitando una grandinata di colpi di aste di bandiera che i tifosi brandivano minacciosamente. Uno spettatore si è tolto una scarpa e ha colpito a una guancia l'arbitro.

 

"La Stampa" 7 giugno 1973

 

E' incominciato il lungo assedio, sono giunti rinforzi di polizia. La squadra veneta ha cercato di uscire da una porta secondaria. Soltanto due giocatori e il medico sociale sono riusciti a raggiungere la loro auto. Gli altri, attesi vicino al pullman, sono rientrati precipitosamente negli spogliatoi inseguiti da un centinaio di tifosi vercellesi. Hanno avuto miglior fortuna due ore dopo. Arbitro e segnalinee dopo l'incontro restano barricati negli spogliatoi. Alle 21 la proposta di far indossare al direttore di gara e ai suoi collaboratori una divisa militare viene rifiutata. A mezzanotte le strade vicino al « Robbiano » sono ancora affollate. Arrivano altri carabinieri con fucile, elmetto e visiera abbassata. Il pubblico si scatena, la prima fila avanza minacciosa, un tifoso viene colpito al capo da un militare. Lo trascinano in un bar, poco dopo l'ambulanza lo porta all'ospedale. In precedenza era stato ricoverato anche un appuntato di polizia, colpito al labbro da un sasso. L'arbitro finalmente accetta di uscire: nel buio viene scortato fino alla sede della società, in una palazzina a un centinaio di metri dal campo di gioco. Sancini rinuncia alle valigie: "Me le manderete poi, ma sia chiaro che non lascio lo stadio se non ho la necessaria protezione. Chiamate altri agenti, fate portare un cellulare. Altrimenti aspetto tutta la notte ». Il sindaco Boggio avvicina il direttore di gara e si scusa: "Sono annichilito per quello che sta accadendo". Poi si rivolge ai giornalisti e afferma: « Come sportivo contesto l'operato dell'arbitro. Ha commesso un grave errore, ma deploro questi episodi dissennati. Alcune decine di facinorosi gettano il discredito su una città che ha nobili tradizioni sportive. Questi non sono i veri affezionati tifosi vercellesi. Sono addolorato e disgustato. Starò bene soltanto domani, quando saprò che sono arrivati a casa". Polizia e carabinieri si consultano ancora. E' quasi l'una quando si decide di far entrare al « Robbiano » due radiomobili e un pulmino. Un gruppo di agenti e carabinieri viene dislocato davanti a un'uscita secondaria.; L'arbitro sale sull'automezzo della "stradale" con i guardalinee e il vice allenatore della Pro Vercelli Bellomo. Sulla via in quel momento due auto si scontrano, i tifosi si distraggono e allentano la guardia all'uscita. E' un'occasione favorevole. Il questore non se la lascia sfuggire, le radiomobili escono veloci e in pochi secondi sono lontane".

 

1995, caccia all'arbitro Sciamanna

Stemma moderno dell'Olbia calcio

22 gennaio 1995. La Pro Vercelli ospita l'Olbia in una gara dall'esito non scontato, ma comunque molto ben instradato verso una vittoria delle Bianche Casacche, protagoniste di un campionato a ridosso della primissima fascia ovvero quella delle squadre in lotta per raggiungere la Serie C 1.

La gara però non sta andando affatto come previsto: i sardi stanno vendendo cara la palla e la Pro è meno ficcante del solito così che il match sta scivolando senza intoppi verso un sacrosanto 0 a 0.

Poi però come un fulmine a cel sereno, l'arbitro ascolano Sciamanna sale in cattedra fischiando un contestatissimo penalty per gli ospiti quando ormai tutti i giocatori sono pronti a dividersi la posta e a prendere la via degli spogliatoi. Siamo ormai al 90' e i sardi costituiscono l'ennesima manovra di alleggerimento: la sfera arriva a Spanu sull'out destro che centra lungo. Il pallone attraversa l'area e sta per uscire dai sedici metri quando sulla palla si avventano Monetta e Sanna che cengono a contatto. Il contrasto è vinto dal vercellese, ma l'attaccante cade in avanti. L'azione sembra finita, nessuna protesta ma mentre il pallone finisce di lato. Ma ecco che tra lo stupore generale l'arbitro Sciamanna di Ascoli indica il dischetto. E' rigore. I giocatori della Pro circondano la giacchetta nera, ma ogni protestaè vana. Per i sardi Truddaiu realizza il gol della vittoria, l'arbitro si affretta a fischiare la fine dell'incontro ed è bene riprendere le parole del giornalista de "La Stampa" Roberto Eynard che così, il giorno dopo,  riporta quanto accaduto al triplice fischio: " Per fortuna intervengono le forze dell'ordine che bloccano i più esagitati tra i bianchi e la giacchetta nera raggiunge il suo stanzone senza conseguenze. ma l'atmosfera in un attimo si infiamma: almeno duecento persone si radunano all'ingresso del recinto che delimita la palazzina degli spogliatoi del Robbiano. Intanto i giocatori dell'Olbia, dopo aver festeggiato l'inaspettata vittoria con un abbraccio generale vicino alla panchina di mister Bagatti, si avviano verso gli spogliatoi. anche per loro è un rientro agitato: un paio di sardi si beccano con il pubblico e subito la squadra viene bersagliata da un fitto lancio di palle di neve. L'atmosfera è infuocata dentro e fuori dagli spogliatoi. Nella Pro è un coro unico: ""Ci sentiamo presi in giro. Appena il pallone è entrato in porta ha fischiato la fine sorridendoci e scappando via, come se avesse qualcosa da farsi perdonare"". E il clima resta acceso fuori dall'impianto per un'ora: i carabinieri di servizio, dopo aver cercato vanamente di far uscire l'arbitro e i guardalinee da una porta secondaria,  chiedono rinforzi ed organizzano la fuga. Il signor Sciamanna viene fatto salire su un'auto  che a tutta velocità riesce a farsi largo tra il centinaio di contestatori rimasti".

 

2013, il derby dei Daspo

La curva Ovest in Pro-Novara 2023/24

A quattro giorni da un derby delle risaie che mancava in Serie B dal 1948, Alessandro Ballesio de "La Stampa" così commentava gli incidenti del pre-partita verificatisi a Vercelli l'11 maggio del 2013: "

Gli strascichi del derby si preannunciano pesanti per i tifosi che sabato hanno dato vita agli scontri in piazza Camana a Vercelli. Tifosi della Pro Vercelli e del Novara, per i quali sarebbe in arrivo una raffica di Daspo. L’obbligo di rimanere lontani dallo stadio è la misura che sarà applicata con ogni probabilità ad almeno una decina di supporter dell’una e dell’altra squadra: la Digos sta lavorando per identificare gli autori della «caccia all’uomo» che si è conclusa con spranghe e bombe carta. Subito dopo il derby sono stati fermati e identificati cinque ultras: al primo arresto ne seguirebbero altri, così come le denunce per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti".

Passano alcune settimane e il 3 luglio 2013 "La Stampa" nella sua versione on-line aggiorna i lettori sugli sviluppi delle indagini per i fatti del derby: "La polizia di Vercelli ha arrestato due persone in flagranza differita, mentre 20 sono indagate, a seguito del derby Pro Vercelli - Novara dell’11 maggio scorso, degenerato in scontri tra le tifoserie, storiche rivali. E’ questo - riferisce una nota - il bilancio dell’operazione «Stadio sicuro» della Digos di Vercelli: tutti i coinvolti hanno ricevuto o stanno tuttora ricevendo provvedimenti Daspo che impediranno loro di tornare negli stadi per un tempo variabile da uno a cinque anni.

 

L’antefatto risale all’11 maggio scorso, giorno del derby allo stadio di Vercelli dove un gruppo di ultras novaresi si era recato, con mezzi propri ed in maniera autonoma rispetto al resto della tifoseria organizzata, presentandosi di proposito innanzi all’ingresso della curva dei locali: sopraggiunti dalla direzione opposta, i tifosi vercellesi si sono scagliati verso gli avversari. L’intervento delle forze dell’ordine ha evitato lo scontro fisico tra i due gruppi di giovani per la maggior parte travisati ed armati di bastoni, di cinture con pesanti fibbie, di fumogeni e bombe carta. I teppisti sono stati ripresi dall’impianto di videosorveglianza presente allo stadio Piola di Vercelli le cui telecamere sono gestite dagli operatori della polizia scientifica.

 

Le indagini della Digos hanno permesso di identificare entro le 48 ore seguenti agli scontri due dei soggetti coinvolti, accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, porto abusivo di oggetti atti ad offendere e, per uno di essi, di violazione del provvedimento Daspo inflittogli alcuni mesi prima dalla questura di Vercelli: i due sono stati arrestati in flagranza differita. Nei giorni seguenti la Digos ha identificato 13 vercellesi e 9 ultras novaresi responsabili degli scontri: per tutti e’ in corso l’emissione di provvedimenti Daspo della durata compresa tra uno e cinque anni. E’ questo - riferisce una nota - il bilancio dell’operazione «Stadio sicuro» della Digos di Vercelli: tutti i coinvolti hanno ricevuto o stanno tuttora ricevendo provvedimenti Daspo che impediranno loro di tornare negli stadi per un tempo variabile da uno a cinque anni.

 

L’antefatto risale all’11 maggio scorso, giorno del derby allo stadio di Vercelli dove un gruppo di ultras novaresi si era recato, con mezzi propri ed in maniera autonoma rispetto al resto della tifoseria organizzata, presentandosi di proposito innanzi all’ingresso della curva dei locali: sopraggiunti dalla direzione opposta, i tifosi vercellesi si sono scagliati verso gli avversari. L’intervento delle forze dell’ordine ha evitato lo scontro fisico tra i due gruppi di giovani per la maggior parte travisati ed armati di bastoni, di cinture con pesanti fibbie, di fumogeni e bombe carta. I teppisti sono stati ripresi dall’impianto di videosorveglianza presente allo stadio Piola di Vercelli le cui telecamere sono gestite dagli operatori della polizia scientifica.

 

Le indagini della Digos hanno permesso di identificare entro le 48 ore seguenti agli scontri due dei soggetti coinvolti, accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, porto abusivo di oggetti atti ad offendere e, per uno di essi, di violazione del provvedimento Daspo inflittogli alcuni mesi prima dalla questura di Vercelli: i due sono stati arrestati in flagranza differita. Nei giorni seguenti la Digos ha identificato 13 vercellesi 2 ultras novaresi responsabili degli scontri: per tutti e’ in corso l’emissione di provvedimenti Daspo della durata compresa tra uno e cinque anni".

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