Vercellese classe 1888, Guido Ara è stato il primo, grande mediano del calcio italiano agli albori della grande guerra grazie ad una carriera passata interamente nella Pro Vercelli con cui ha vinto sette campionati.
Atleta nel vero senso del termine, prima di dedicarsi al calcio pratica la ginnastica e lo fa con ottimi risultati; nel calcio ha invece uno stile elegante ma al tempo stesso vigoroso ed efficace e nel mondo del calcio, a livello nazionale e non solo, è passato alla storia grazie alla sua famosa frase "il calcio non è uno sport per signorine".
Durante la carriera Ara sceglie sempre di abitare ai piani alti dei palazzi dove risiede per potersi così allenare anche a casa salendo e scendendo le scale più volte al giorno; per fare fiato rincorre i tram per strada e, insieme ai compagni di squadra, partecipa alle trasferte della Pro pedalando anche per 70 chilometri prima di scendere in campo. Atleta completo, veloce e resistente, Ara calciatore trova la sua miglior collocazione come mediano destro, posizione dalla quale tenta sempre di anticipare gli avversari grazie alla sua prestanza fisica e all'uso delle braccia. Riconquistata la sfera è anche abile a far ripartire l'azione grazie al suo controllo di palla e non disdegna nemmeno la conclusione a rete, spesso efficace anche da fuori area.
"Possedeva un bagaglio tecnico fuori dal comune ed era pieno di inventiva. Tra le sue abilità c'erano il palleggio elegante e mai esagerato, lo stop, le finte, il dribbling breve, la precisione nei passaggi e il colpo di testa.
Sapeva sacrificarsi per la squadra e di fronte ad avversari temibili si limitava a praticare un gioco semplice ed efficace, anche con il solo compito di marcatura a uomo per tutta la partita". (cit. Wikipedia)
Arrivato alla Pro a quindici anni, all'inizio ha molte difficoltà che però riesce a superare con una abnegazione che sarebbe poi diventata il suo marchio di fabbrica e che si sarebbe ben inserita nella Pro di quelle stagioni, in una squadra cioè che sapeva sfruttare il fatto di essere più giovane delle altre, formata da ragazzi in forma perchè temprati da altre discipline sportive, e per di più borghesi quindi con tempo libero da dedicare agli allenamenti. Tutto ciò fa sì che la Pro possa praticare un gioco più energico di tutti gli altri e con un ritmo insostenibile ricorrendo, se necessario, anche alle maniere forti per le quali i bianchi vengono biasimati dalle tifoserie delle altre compagini.
A seguito della finale-scandalo contro l'Inter del 1910, la Pro subisce una squalifica di otto mesi da parte della federazione: così Ara insieme al fratello Emilio decide di fare un giro in bici delle città italiane del centro nord allo scopo di raccogliere firme per una petizione da presentare alla federazione che, dopo qualche mese di tira e molla, annulla la squalifica alle bianche casacche.
Guido Ara fa il suo esordio in Nazionale il 6 novembre del 1911 (Italia-Ungheria=0-1) mentre nella partita del primo maggio del 1913 contro il Belgio, giocata nel gigantesco Stadium di Torino, realizza il gol della vittoria su calcio di punizione: in tutto indossa 13 volte la maglia azzurra.
Dal 1919 inizia a cimentarsi con il mestiere di allenatore, dapprima continuando a giocare, e poi sedendo esclusivamente in panchina: lasciata la Pro nel 1923 allena per due anni il Parma per poi passare a Comense, Luino, Fiorentina, Roma, Milan e Genoa.
Nel suo libro dedicato alla Pro Vercelli, Sergio Robutti riprende una vecchia intervista in cui Ara ricorda l'arrivo del calcio a Vercelli, e la conseguente nascita della mitica "Pro".
"Anno 1903: avevo quindici anni quando feci conoscenza con il pallone di cuoio, un bel pallone a spicchi giallo-rossi, che mi ero regalato con i miei risparmi. Mi trovavo a Torino, ospite involontario dell'Istituto Ricaldone, battezzato dagli internati "rifugium asinorum" perchè specializzato nel rimettere in carreggiata quegli studenti che erano andati... giù di strada. Facevo la quinta ginnasiale e non credo di essere stato un asino. Ma il mio buon papà aveva creduto di fare bene e bene aveva fatto rinchiudendomi nel rifugio degli asini, prima che asino diventassi.
Il direttore, non insensibile allo sport, particolarmente appassionato del pallone toscano ed assiduo frequentatore dello sferisterio torinese con Edmondo De Amicis, accolse benevolmente il mio "estroso balocco" che conquistò subito le simpatie dei compagni, soppiantando agevolmente la palla di cencio con cui disputavamo in cortile accanite, quotidiane partite. Ma ebbe vita breve: rattoppato, sdrucito, spelacchiato esalò presto il suo ultimo respiro. Da allora non ho più calciato palloni dagli spicchi gialli e rossi: ma quello è stato il mio primo, inconscio maestro e mi insegnò, tra le altre, una piccola cosa della quale, molto più tardi apprezzai tutta l'importanza: il gioco a terra. Il gioco alto era troppo pericoloso per i vetri del collegio che poi dovevo pagare.
Sognavo le vacanze per riavere un pallone, ma quando vennero, e feci ritorno alla mia città, qualcuno, più fortunato, già lo possedeva. Era Bertinetti, il primo, barbuto capitano della Pro vercelli, nucleo di una cellula attorno alla quale ha preso corpo e forma il calcio vercellese. Udivo estasiato, ciò che diceva; udivo e credevo e come me altri pochi ascoltavano e credevano. La Società Ginnastica Pro Vercelli assorbì uno striminzito manipolo di ragazzi, creando il ramo del foot-ball che peraltro considerava un fuoco di paglia.
Ma quel fuoco di paglia diventò un incendio che offuscò e cancellò la Società Ginnastica, sostituendolo con un monosillabo ed a questo diede onore e fama in Italia ed all'estero: "Pro". Partiti in undici, tutti uguali per carattere, volontà, per robustezza, per rendimento. Massicci, agili volitivi, nessuno ci aveva scelto: da soli ci eravamo trovati, crescendo insieme, imparando insieme, vincendo insieme, campioni insieme".
ESORDIO: 7/1/1906 Juventus II-Pro Vercelli=3-0
ULTIMA GARA: 22/2/1925 Alessandria-Pro vercelli=1-0
Anno | Serie | Presenze | Reti |
1906 | II Categoria | 2 | - |
1907 | II Categoria | 5 | - |
1908 | II Categoria | 6 | - |
1908 | I Categoria | 6 | 1 |
1909 | I Categoria | 6 | - |
1909/10 | I Categoria | 16 | - |
1910/11 | I Categoria | 17 | 1 |
1911/12 | I Categoria | 20 | - |
1912/13 | I Categoria | 18 | 2 |
1913/14 | I Categoria | 12 | - |
1914/15 | I Categoria | 13 | 1 |
1919/20 | I Categoria | 20 | - |
1920/21 | I Categoria | 14 | - |
1924/25 | I Divisione | 4 | - |
TOTALE | 159 | 5 |