Hotel Savoia (oggi Banca Intesa)

Facciata della filiale Intesa-San Paolo, fino a fine anni '70 sede dell'albergo Savoia

Se si fa una ricerca tra gli hotel in attività in città a Vercelli non compare più, e da molti anni, lo storico albergo Savoia gestito per anni da Pietro Ferraris II e dalla sua famiglia.

L'albergo si trovava all'angolo tra viale Garibaldi e via Mandelli dove oggi sorge  l'Istituto del gruppo  Intesa-San Paolo: l'edificio venne costruito tra il 1926 e il 1930 (su progetto del geometra Tassinari, nacque con 44 camere e divenne da subito il principale albergo cittadino) sulle ceneri della trattoria della Fontana, locale che al momento della chiusura aveva più di cinquant'anni di vita. Negli anni molti furono i personaggi famosi ospitati dall'albergo Savoia come gli attori di teatro Isa Bluette e Nuto Navarrini mentre dagli anni '50 venne usato da molti artisti, da società sportive di passaggio a Vercelli e dalla stessa Pro che lo utilizzava per i ritiri in vista delle partite casalinghe.

Per molti anni la storia della Pro Vercelli venne scritta non solo sui campi da gioco, ma anche nei corridoi dove le Bianche Casacche trascorrevano le ore precedenti le gare casalinghe come ben riportato da Franco Balocco (presidente della Associazione Veterani Pro Vercelli) nel libro di Bruno Casalino e Riccardo Rivellino, Se sei scudetti vi sembran pochi.

 

Nelle parole di Balocco emerge un bel ricordo di Pietro Ferraris e della sua famiglia: " Ho conosciuto Pietro Ferraris all'inizio degli anni settanta. Allora ero un giovane calciatore del settore giovanile della Pro Vercelli da poco entrato in prima squadra. Erano gli anni della famosa monetina di Torino, poi sfociati in diversi campionati di C sotto l'egida dell'onorevole Arnaud prima e dell'imprenditore Baratto poi.

In quegli anni, quando si giocavano le partite interne, la squadra veniva portata in ritiro il sabato, vigilia della gara, all'Albergo Savoia, di viale Garibaldi, gestito proprio da Pietro Ferraris e dalla sua famiglia. Ferraris mi prese subito in simpatia. Forse perchè ero il più giovane calciatore della squadra. Ma non mi dispensò mai consigli riferiti al calcio. Del resto io non avevo piena contezza di quale campione fosse stato, della sua grandezza sportiva. Rimasi colpito soprattutto dalla sua gentilezza, dal suo garbo e dalla sua professionalità. Non sono certo io che devo esaltare quelle che sono state le sue qualità calcistiche che l'han visto crescere nella Veloces, per poi trasferirsi alla Pro Vercelli e quindi conquistare i grandi palcoscenici nazionali e internazionali con Napoli, Ambrosiana Inter, Torino e soprattutto Nazionale italiana e la conquista della Coppa Rimet nel 1938, fino alla conclusione della sua carriera a Novara... Ferraris mi aveva preso in simpatia. Così con altri tre miei compagni di squadra, in una serata al sabato prima di una partita,  ci fece visitare la cantina dell'albergo ed ebbe il merito di farci accostare ai suoi tesori, a quel nettare li custodito: dei Barbera e dei Barolo che erano uno spettacolo, la fine del mondo".

 

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