Copertina Gennaio

Gennaio 1927: esordio in Coppa Italia

Il moderno trofeo della Coppa Italia in una immagine di Wikipedia

L'Epifania del 1927 vede la Pro Vercelli giocare il suo primo incontro ufficiale in Coppa Italia in una partita casalinga da disputare al campo di Piazza Conte di Torino contro la compagine ligure della Sampierdarenese. Il club biancorossonero, fondato nel 1899 (e dunque uno dei più antichi d'Italia) nel comune di Sampierdarena, quella stagione è impegnato nel girone B della Divisione Nazionale e, come la Pro, inizia il cammino della Coppa Italia entrando in gioco al secondo turno.

Da segnalare che quel giorno i vercellesi si impongono per tre reti a zero con le reti di Ceria, Gardini e Bajardi ma ancora di più da rimarcare la loro maglia che quel giorno è...granata!

Il giorno successivo La Stampa di Torino così commenta l'incontro tra liguri e vercellesi: "Il primo incontro giocato dalla Pro Vercelli sul suo campo, contro l'undici Sampierdarenese, è stalo vinto facilmente dai vercellesi. La Pro Vercelli, in maglia granata, ha dominato dall'inizio alla fine riuscendo a tenere quasi costantemente il gioco nella meta campo dei liguri. Se il punteggio raccolto non dà nettamente la superiorità dimostrata, ciò devesi al fatto che le squadre, specialmente quella vercellese, nella previsione dei duri incontri di Campionato, che dovranno disputare domenica prossima, non hanno voluto impegnarsi a fondo. La squadra Sampierdarenese, scesa in campo priva di Garzino, Vellani e Raggio, avrebbe potuto meglio figurare, se gli attaccanti fossero stati un po' più decisi nel tiro in porta od anche se la fortuna li avesse aiutati nel lavoro affannoso e disordinato compiuto per salvare almeno l'onore della giornata. L'inizio della gara trova subito i vercellesi all'attacco e non sono trascorsi che una decina di minuti quando Gerla, raccolto il passaggio fatto ria Piccaluga, dall'estrema sinistra manda in porta un pallone imparabile. Al 39' minuto Gardini, raccolto un passaggio di Mattuteia, dal limitare dell'area segna nell'angolo alto, a destra, un goal  magnifico ed imparabile. Nella ripresa continua la superiorità della Pro Vercelli. Al 51' minuto, su una centrata di Piccaluga, Ceria marca l'ultimo".

 

La Sampierdarenese nella stagione 1926/27. Immagine da Wikipedia

 

La Coppa Italia della stagione 1926/27 è alla sua seconda edizione dopo quella disputata nel 1922 vinta dalla compagine del Vado. Superata la Sampierdarenese le Bianche Casacche il 27 febbraio affrontano al turno successivo il Modena che superano con un roboante 7 a 2 davanti al pubblico amico, mentre il 10 aprile 1927 battono anche l'Andrea Doria con un più misurato 3 a 2 valevole per i sedicesimi di finale. Sembra quindi l'inizio di un buon feeling tra la Pro Vercelli e il secondo trofeo italiano ma sfortunatamente la competizione viene interrotta proprio a livello dei sedicesimi di finale che non vengono disputati interamente dalle squadre in lizza sia per evitare sovrapposizioni con le più importanti gare del campionato nazionale, sia per mancanza di interesse da parte delle società di calcio. La Coppa Italia cadrà nel dimenticatoio per quasi nove anni riprendendo solamente dalla stagione 1935/36.

 

 

 

Pro-Alessandria 2001/02

E' il 13 gennaio 2002. Al Piola sbarca l'Alessandria di mister Oscar Piantoni, squadra partita con grandissime ambizioni poi ridimensionatesi in corso d'opera al punto da far decidere la dirigenza grigia di far saltare l'allenatore prediligendo il più esperto Sergio Caligaris. In campo Bianche Casacche e giocatori grigi danno vita ad una partita combattuta ma priva di guizzi sotto porta e giustamente terminata 0 a 0; la Pro chiuderà la stagione al settimo posto in classifica a 15 lunghezze dall'Alessandria seconda classificata alle spalle del Prato.

Il giorno successivo Roberto Eynard de La Stampa di Torino così commenta l'incontro nelle pagine dedicate allo sport: " A Pro e Alessandria lo 0-0 va bene bianchi attaccano, ma Malatesta non corre pericoli Roberto Eynard VERCELLI Uno 0-0 scritto nella stelle quello fra Pro ed Alessandria, anche in virtù del risultato nell'anticipo di sabato (Pro Sesto-Prato 0-1) e di quelli delle altre partite in contemporanea (ko della Pro Patria a Montevarchi, la Sangiovannese che passa a Pavia), che hanno in pratica definito il gruppo da cui uscirà la squadra promossa in CI e le quattro che si schiereranno sulla griglia dei play off (a meno di cadute in verticale o imprevedibili rimonte al momento alquanto remote) Così bianchi e grigi (stavolta nello sgargiante completo blu elettrico da trasferta) prima di cercare di aggiudicarsi la partitissima hanno pensato bene di non perderla. Operazione perfettamente riuscita specialmente nel finale quando le rivali si sono accontentate del pari.

 

 

Complessivamente l'impressione migliore ai 2200 presenti l'ha fatta la Pro che con il pressing alto del centrocampo (buona come al solito la prestazione di Lorenzini, molto bravo il giovane Savioni, al suo debutto vero con la maglia vercellese) ha praticamente impedito alla capolista di innescare il suo micidiale contropiede. In effetti l'Alessandria ha pensato quasi esclusivamente a non far correre pericoli a Malatesta, chiamato solo a un paio di parate più spettacolari che impe¬ gnative e a diverse uscite in presa alta, tanto che l'undici di Piantoni ha costruito due-azioni-due in tutto: la prima all'B quando prima Serra non è arrivato per un soffio su un cross dalla sinistra di Scaglia e poi, sul proseguo dell'incursione Spader ha calciato sul fondo da ottima posizione, la seconda al 28' della ripresa quando ancora Serra ha costretto Basano e Bruno a districare una matassa che si stava ingarbugliando. Per il resto l'Alessandria si è vista poco anche perchè Franchini ha sofferto, specie nel primo tempo, le incursioni di Turi sulla fascia sinistra e il centrocampo ha perso un sacco di palloni (Scaglia è sceso in campo in condizioni fisiche precarie) lasciando isolate le punte. E la Pro? Buona in difesa dove il portierino Basano acquista in sicurezza di match in match, con il quartetto Bari-Motta-Vianello e Bruni che ha eretto ima Maginot invalicabile, discreta a centrocampo, la squadra di Braghin è stato un po' un pugile a cui è mancato il colpo del ko. Infatti D'Agostino sulla fascia destra ha imperversato meno del solito mentre Mirabelli ed Andomo, pur disputando un incontro generoso, sono stati ben contenuti da Porrini e Fasce. Tanto che l'unica vera palla-gol si è avuta al 22' quando su un traversone di Turi Andomo spizzicando il pallone ha forse tolto all'avanzato Bari l'occasione migliore. Per il resto Malatesta è stato chiamato in causa da un paio di colpi di testa di Mirabelli (2' e 19'), da una punizione telefonata dello stesso bomber (74') e da una conclusione di D'Agostino al 7' del secondo tempo bloccata in due tempi. Non molto per schiodare lo 0-0 già scritto nelle stelle".

 

Vercelli 13/1/2002

Stadio Silvio Piola

U.S. Pro Vercelli-Alessandria=0-0

U.S. PRO VERCELLI: Basano; Bari, Bruni; Lorenzini, Motta, Vlanello; D'Agostino (75' Comi), Turi (62' Lazzari), Andorno, Savioni, Mirabelli.

ALESSANDRIA: Malatesta; Franchini, Moro; Modesti, Porrini, Fasce; Serra (72' Polldori), Scaglia (58' Bresciani), Spader, Sesia, Zlrafa. Arbitro: Vicinanza di Albenga.

Note: spettatori 2200

"Prima" Maglia Home 2024/25

Stagione 2024/25

Anno d'uso: 2024

 

Azienda: Zeus

 

Categoria: Serie C

                    

Note: maglia home usata nella stagione 2024/25 prima dell'introduzione della maglia home definitiva. Questa maglia è stata indossata dal giocatore Roberto Iezzi, ha il dorsale numero 29 ed è stata acquisita dal Museo Bianco mediante asta on line su ebay gestita dalla Associazione Live Charity, ente no profit attivo dal 2008.

La maglia è opera dell'azienda campana Zeus; lo stemma della Pro  è collocato al centro del disegno e posto subito al di sotto dello sponsor tecnico.  Sulla manica destra campeggia il logo della Serie C.

Nato a Crema Roberto Iezzi è alle giovanili della Pro Vercelli dal Martina nel 2016 ed è approdato in prima squadra nel 2018.

Libro del mese: Tortona e i suoi ultras

Dagli albori ai giorni nostri, dagli Ultras di fine anni ’70 alle entità attuali, “In casa giochiamo noi!” ripercorre gli oltre quarant’anni di storia del tifo organizzato Tortonese.
Attraverso testimonianze inedite dei protagonisti e con il supporto di circa 800 documenti fotografici, si snoda un viaggio che racconta nel dettaglio diverse generazioni di appassionati con un unico comune denominatore: il folle attaccamento alle casacche bianconere.
Come in una scalata temporale, suddivisa in decadi o dove possibile in singole stagioni, troverete descritto tutto ciò che concerne la vita della gradinata: le coreografie, le trasferte, la militanza, i rapporti di amicizia sviluppati negli anni con ragazzi di altre città, le rivalità storiche e quelle più recenti, il materiale autoprodotto, le contestazioni, i momenti di gloria e le delusioni più cocenti.
Un cammino che parte da lontano, dallo spontaneismo e dalla genuinità dei pionieri, prosegue con la crescita e la consapevolezza acquisita negli anni d’oro del tifo in Italia e termina con l’affacciarsi delle nuove generazioni che, tra mille difficoltà, avranno l’onore e l’onere di continuare a sventolare la bandiera con il leone rampante!
 
Davide Buratti nasce e cresce a Tortona, città dove risiede tutt’oggi con la sua Famiglia.
Inizia a frequentare il campo sportivo in tenera età, dapprima come raccattapalle e, successivamente, come membro attivo della tifoseria organizzata.
Scrittore per caso, il percorso che lo conduce alla penna parte da molto lontano, precisamente da un precoce interesse per il mondo delle curve e soprattutto per il collezionismo Ultras, circoscritto ai suoi due grandi amori calcistici: il Derthona FBC 1908 e l’Internazionale di Milano.
Interesse divenuto negli anni passione avida e meticolosa che persegue anche attualmente, nonostante abbia scollinato anagraficamente il mezzo secolo.
 
Davide Buratti,  In Casa Giochiamo Noi, Ed. Eclettica, 334 pag., 2023.
 

15/11/1908: la prima palla Dapples

Immagine della palla Dapples dal sito del Museo del Genoa

Tra il 1903 ed il 1909 esisteva in Italia una competizione, oggi la chiameremmo coppa, capace di eguagliare, o forse anche di superare,  il campionato di Prima Categoria. Questo trofeo a forma di palla era stato inventato dal dirigente/giocatore genoano Henri Dapples e si basava su una formula challenge per cui veniva messo in palio in gara secca tra la squadra detentrice e quella sfidante che veniva scelta con regole molto "particolari" così come riportato da "Wikipedia": "a conquistarsi il diritto di essere lo sfidante era la squadra che per prima riusciva a consegnare la lettera di sfida, entro i primi minuti dal fischio finale, a mano o anche per telegramma, tanto che, chi sceglieva questa seconda opzione, per guadagnare minuti preziosi si trovava a dover lanciare la sfida a tutte e due le squadre inviando un telegramma nell'orario di presunta fine dell'incontro".

La palla Dapples veniva conquistata da chi vinceva l'incontro e, in caso di parità, rimaneva nelle mani del detentore. Dopo più di trenta edizioni il 15 novembre 1908 toccò alla Pro cercare di conquistare il prestigioso trofeo (che in quel momento era in possesso del Milan Cricket and Football Club) in una gara secca disputata sul campo milanista di Porta Monforte, campo che ospitò i rossoneri tra il 1906 ed il 1914, anno in cui il Milan si spostò sul terreno del Velodromo Sempione.

 

Così "La Stampa" il giorno successivo riportava quanto avvenuto a poche ore di distanza: "Sul terreno di Porta Monforte, alla presenza di un pubblico numerossissimo e con una aspettativa intensa, la Pro Vercelli vinse il Milan Cricket Club con due goals a zero. Eccovi i particolari di questo match, che venne disputato tra la prima squadra della Pro Vercelli (vincitrice del campionato di Prima Categoria) e la prima del Milan Cricket Club (campione nel 1905/06). Al fischio dell'arbitro, signor Goodley della Juventus di Torino, dando il colpo d'inizio i milanesi che subito attaccano il goal avversario, ma la difese vercellese gioca compatta e ricaccia la palla nel campo milanese, minacciandone seriamente il goal.

 

 

La Pro nel 1908. Immagine da Wikipedia

 

 

Dopo una specie di bombardamento incessante da parte degli avanti vercellesi, questi riescono dopo ventiquattro minuti di gioco, a segnare un primo goal nel modo seguente: Bertinetti centra un pallone, che miracolosamente viene parato da Frère, il quale, respingendololo, la butta in direzione di Visconti che con un potente shot centra il goal. I milanesi sono impressionati dalla tattica stringente degli avversari e si danno ad un giuoco irruente che però non sortisce alcun effetto. Due magistrali tiri di Visconti vengono parati molto bene dal portiere Freire, il quale è salutato da applausi. Invano il Milan Cricket tenta alcune sortite, facilmente sventate dall'impareggiabile difesa vercellese. Così termina il primo tempo.

Nella ripresa i vercellesi con studiati passaggi riescono a marcare il secondo goal; il pubblico è disilluso e vani sono i commenti per questa improvvisa debolezza del Milan Cricket da cui ci si aspettava il meglio dopo le ultime reiterate vittorie. Ma malgrado che i vercellesi abbiano al loro attivo due punti, le casacche rosse e nere continuano un giuoco energico e precipitoso.

A un certo punto pare che la palla sia giunta nella rete dei vercellesi ma Servetto e Milano sono al loro posto e salvano la situazione. La partita termina così dando la vittoria alla Pro Vercelli con due goals a zero. Molto applaudito fu il gioco calmo, calcolato e matematico dei vercellesi che si affermarono veramente superiori agli avversari. Il terreno si presentava ottimo ed il referee Goodley disimpegnò molto lodevolmente il compito suo.

 

Milano 15/11/1908

Campo di Porta Monforte

MILAN-PRO VERCELLI=0-2

MILAN: Frère (junior), Sala, Colombo, Meschia. Bianchi, Scarioni, Pedroni, Laich, Forlano, Frère (senior), Lana.

PRO VERCELLI:  Innocenti, Bianchi, Binaschi, Servetto, Ara, Milano I, Leone, Milano II, Bertinetti, Freisa,  Visconti,  Rampini
Reti: 24' Visconti, Fresia.

Arbitro: Goodley (Juventus).

 

6/12/1908: la seconda Palla Dapples

A solo ventidue giorni di distanza dalla conquista della sua prima Palla Dapples, la Pro Vercelli bissa il suo trionfo strappando il trofeo alla detentrice Juventus che l'aveva coquistato appena una settimana prima. Questa volta la gara si svolge sul campo della torinese di corso Sebastopoli pieno riempito dal notevole numero di mille spettatori.

 

Così "La Stampa" il giorno dopo riporta ai lettori quanto accaduto sul rettangolo verde poche ore prima: "La Palla Dapples ritorna a Vercelli. Bisogna risalire al torneo internazionale dello scorso anno per ricordare un pubblico così scelto,  così numeroso, così entusiasta e cortese come quello accorso ieri al campo del F.C. Juventus. Circa mille persone si erano date infatti convegno laggiù nel recinto fronteggiante il corso Sebastopoli, gremendo la spaziosa tribuna di eleganti signore e noti sportsman di vecchia e recente data. La colonia vercellese si calcolava a circa duecento persone; la forte squadra della Pro Vercelli aveva così una falange di amici e parenti ed è facile immaginarsi quindi con quale entusiasmo vennero applauditi e portati in trionfo gli undici giocatori delle bianche camicie, quando al fischio finale dell'arbitro si trovarono vittoriose con tre goal a uno, riportando in patria l'argentea e tanto sospirata Palla Dapples.

Il match di ieri, specie nella ripresa, fu giuocato in modo meraviglioso. Au grand complet la Pro Vercelli, ma non così la Juventus che all'ultimo momento dovette rimpiazzare il suo più forte giuocatore di difesa, caduto ammalato. Per colmo di sventura la popolare squadra juventina, dopo cinque minuti di giuoco, si trovò con solo più dieci titolari, avendo dovuto ritirarsi per una distorsione al ginocchio, il Collino, ala destra forward. I primi 45' furono uno spettacolo di  forza ed abilità di ambo le squadre, superiore ad ogni elogio. Ammirata la compattezza e la calma, dei vercellesi, applaudita, la vivacità irruente dei juventini. Gli avanti della Pro Vercelli, dopo pochi minuti dall'inizio del match, incalzano il goal avversario, ed ottengono un calcio d'angolo. Il corner viene magistralmente tirato dall'Ara, che porta il pallone al centro dove Milano, incautamente non guardato dalla giovane difesa juventina, piglia al volo la palla passatagli dal Fresia con un colpo di testa, e con un calcio di collo del piede infila la rete juventina.

Un formidabile evviva scoppia dalle tribune. II giocò ripiglia vivace, celere, diremmo qua scoppiettante. E' la Juventus che corre all'assalto, ma tosto si risente della mancanze d'un giocatore d'attacco. Varie volte il pallone va all'ala estrema, ma infruttuosamente. Borel o Frey però incalzano continuamente. Si sente che presto o tardi la Juventus devepareggiare il punto. Ed infatti non ci va molto che Ferraris, il giovane half-bach juventino, che ha giocato oggi in modo meraviglioso, passa a Frey, questi a Borel, che  sorpassa la difesa vercellese, e, convengendo ai centro, spara un potente shot. Fra un uragano di arwlausi la palla entra nel goal vercellese sfiorando il limite superiore, impossibile a pararsi per il  bravo Innocenti.

 

La F.C. Juventus nel 1908

 

Gli juventini sono rianimati. Riescono sovente a superare l'impareggiabile trio Ara-Milano-Leone e a minacciare la porta vercellese.

Nella ripresa il gioco della Juventus converge in difesa. Tattica errata che ingenera confusione sotto il proprio goal. In breve l'attacco juventino è sgretolato, neutralizzato dalla difesa vercellese, che dovendo badare a soli quattro uomini, bada facilmente ai loro assalti individuali. E qui apparve in tutta la sua bellezza e forza l'insieme e la precisione delle bianche camicie, vercellesi, che. celeri, compatte, calme, stringono in un cerchio di ferro il metà campo avversario. Ara, elengatissimo, neutralizza gli sforzi di Donna; Milano bada a Frey. Leone a Borel. In tal modo solo Jacquet qualche volta riesce a portar avanti faticosamente la palla. I cinque uomini della Pro Vercelli invece agiscono di conserva, magnificamente spalleggiati dalla seconda linea. Si sente, si intravede che Vercelli vincerà. Infatti, ad un ennesimo, stringente attacco dei vercellesi Fresia è ini posizione buona per lo shot, ma Mastella lo carica, ed allora Fresia passa a Milano che, non guardato, tira un calcio a terra, alla distanza di una decina di metri. Durante vede tardi airrivare il pallone, si getta sopra, cade, tocca con la mano tesa, pare l'abbia fermato, ma un urlo echeggia: goal! La palla è entrata, per poco, ma il secondo punto e fatto! Non passano dieci minuti, che novamente su di un corner, Visconti, con un colpo di testa marca il terzo punto. Oramai la Palla Dapples è del vercellesi. Al fischio del referée, signor Bollinger, del F.C. Torino, un applauso nutrito saluta vinti e vincitori. Un elogio al signor Bollinger per aver saputo arbitrare, in modo sereno ed impareggiabile, il movimentatissimo match. Ed un bravo di cuore ai ventun gluooatori, che ci hanno fatto assistere ad un match elettrizzante di emozioni. Peccato che i giuocatori non Siano stati ventidue! La Juventus avrebbe certo saputo rendere meno netta la vittoria dei vercellesi, che, in ogni modo, si sono mostrati degni del titolo di campioni italiani, degni della fama che giustamente li precede su ogni campo di giuoco sul quale si presentano".

 

20/12/1908: la terza Palla Dapples

La Pro nel 1908

Pare una fatalità, ma la Juventus possiede un campo proprio e non è ancora riuscita sul suo terreno a vincere un match di Qualche importanza! Ad una cosa è invece riuscita fin da principio, e cioè a smuovere i'apatia dei buoni torinesi e farli accorrere sul proprio campo in numero mai visto su altre pelouse. Ieri infatti si mossero novamente all'incirca un migliaio di persone che accorsero a presenziare questa disputa della palla Dapples, riversandosi sulle strade che conducevano al campo con ogni mezzo di locomozione: tranvie, vetture ed automobili. L'attesa era vivissima, ed il contegno del pubblico durante l'interessante partita fu sempre corretto, tranne alcuni brevi incidenti ed eccessivi clamori di alciun vercellesi scesi dalla capitale del riso  in numero di oltre un centinaio e dotati di un entusiasmo comunicativo a tutt'oltranza!

 

E del resto, cosa nuova per noi ma encomiabilissima, l'arbitro richiamò un paio di volto all'ordine questi pubblici incitatori alle squadre belligeranti; e l'atto autoritario dell'arbitro, oltre a meritarsi gli applausi del pubblico, ottenne il voluto benefico effetto. Energico e meticoloso si dimostrò anche durante il match il referée, sig Mazzi, tanto meticoloso da annullare un gol segnato dalla Juventus in seguito ad un corner regolare. La motivazione dell'annullamento del punto fatto sarebbe la seguente: Jaquet, della Juventus, tira il calcio d'angolo nel mentre che un giocatore della Pro-Vercelli, per ostacolare in qualche modo Jaquet, fa un salto. Pur trovandosi il giuocatore vercellese oltre i sei metri regolamentari dal punto del contee, il referée fischiò il fallo del giocatore vercellese, ma intanto la palila, portata magistralmente al centro, veniva con un colpo di testa buttatanella rete vercellese, fra un uragano di applausi. Lo spazio passato fra il fischio dell'arbitro che puniva il fallo e l'entrata del pallone nella rete fu di un attimo; di modo che, il pupblico restò ben meravigliato quando s'saccorse che il referée aveva annullato.

 

 

Campo di corso Sebastopoli, casa della Juventus dal 1908 al 1922 e luogo di trionfo per le Bianche Casacche

 

Pertanto, venendo al nocciolo dalia cronaca del match odierno, diremo che la partila fucombattutissima sino alla fine. E fu infatti solo nell'ultimo quarto d'ora che la  Pro-Vercelli, con Bertinetti, si assicurò il goal su passaggio di Rampini, mentre Durante, che già una prima volta aveva arrestato il pallone, era incautamente sortito dalla porta.Non ripeteremo quindi tutte le fasi del match. La prima linea juventina non rese quanto si poteva aspettarsi, il solo Jaquet si riveiò un'ala sinistra di ottima classe. L'attacco vercellese invece fu ad altezza della situazione salvo il sottile difetto di mancare di decisione nello shot.

Meravigliose le due difese, specie la seconda linea juventina con il trio Colombo, Frey e Nay giocò in modo superiore ad ogni elogio, degno avversario del terzetto: Ara, Minino e Leone. Ottime pure le terze linee, e specie Servetto per la Pro Vercelli, e Barberis per la Juventus. Si sarebbe creduto oggi in una vittoria della Juventus, a giudicare dal fatto che quasi sempre tenne l'attacco. Ciò invece non fu e non doveva essere, perché i forti giocatori nella Pro Vercelli avevano promosso alla colonia dei propri compatrioti residenti a Torino, e che avevano loro allestito un sontuoso banchetto, di ornare la tavola d'onore dell'argenteo trofeo: la Palla Dapples! Nel pubblico, veramente scelto, notammo la numerosissima rappresentanza del gentil sesso in toelette elegantissime, i più noti sportsmen cittadini, un buon contingente di soci degli altri clubs torinesi di football, note personalità sportive e politiche, come il professor Montù, l'avv. Bozino, di Vercelli, il dottor Peconoli, l'ing. Ben inetti, ecc.

Ma se la giornata splendida ed allegra di sole aveva contribuito a far accorrere tanti appassionati, non aveva certo migliorato le condizioni del campo di giuoco, ci. eravamo scordati di dirlo, si presentava melmoso e pesante. Le bianche, camicie vercellesi ne hanno saputo qualcosa, perchè, se vinsero bensì la Palla Dapples, perdettero il colore sociale, acquistando quello locale!

 

Il banchetto ai vincitori. La colonia vercellese residente a Torino con gentile pensiero offrì, alle ore 18. uno splendido banchetto ne! salone del Ristorante Molinari presso la stazione di Torino. alle stazione, al campioni della Pro Vercelli... La riunione si sciolse fra gli hip, hip, hip, hurrà dei giuocatori che col diretto delle ore 20 partirono per Vercelli, dove una fiaccolata grandiosa era stata combinata per attendere e salutare l'arrivo dei vincitori.

 

Silvio Piola, il più grande

Il giovane Piola in maglia bianca. Immagine dalla rete

Secondo alcuni è stato il più grande bomber italiano della storia; per altri è stato solo uno dei tanti grandi attaccanti che hanno arricchito il calcio dello stivale.  Resta però il fatto che in cima alla classifica dei marcatori italiani di Serie A svetta ancora oggi il piemontese Silvio Piola in virtù di 274 reti segnate in 537 partite nella massima serie con una media dello 0,51 gol a gara. Nato il 29 settembre 1913 a Robbio Lomellina esordisce in serie A nel 1930 con indosso la casacca bianca della Pro e appende le scarpe da calcio al chiodo nel 1954, quando ancora milita nella massima divisione nelle file del Novara. In mezzo tantissime reti anche nella Lazio, dove gioca per ben nove stagioni, senza dimenticare il suo passaggio in maglia granata (1943-44) in occasione del campionato di guerra nonchè due stagioni nella Juventus (1945-47).

Nato a Robbio Lomellina ( in provincia di Pavia)  ma vercellese di famiglia, Silvio è nipote del portiere vercellese Cavanna, e forse anche questo contribuisce a far nascere in lui l'amore per il calcio. Inizia la sua carriera dapprima al Belvedere, poi passa alla mitica Veloces squadra nata nel 1925 grazie all'iniziativa di Bernasconi, il proprietario di un negozio di articoli sportivi che crea dal nulla un club capace di ottenere nel giro di pochi anni risultati sportivi sorprendenti a livello di giovanili. Nel 1928 la Veloces viene inglobata nel settore giovani della Pro e qui Piola vince il campionato allievi insieme a calciatori del calibro di Depetrini, Ferraris (già compagni di Silvio alla Veloces), Borsetti e Luigi Caligaris. Ritenuto pronto dal capitano della prima squadra Mario Ardissone e dal mister Jozsef Nagy, Piola approda alla prima squadra e fa il suo esordio a soli sedici anni:  La Pro è impegnata allo stadio Littoriale di Bologna e contro i felsinei la gara termina due a due con reti vercellesi siglate da Seccatore (una proprio su assist del "cit"): Piola è ancora acerbo ma lascia già intravedere le caratteristiche che ben presto lo porteranno al successo.

Piola nel 1947

Nell'estate successiva la Pro è impegnata in amichevole sul campo del Red Star di Parigi e Silvio Piola in questa occasione segna le sue prime due reti in maglia bianca; grazie a questa partita e a queste prime marcature Silvio viene considerato pronto per diventare titolare a partire dal campionato 1930/31, anche grazie alla benedizione del presidentissimo Secondo Ressia che lo considera già il miglior attaccante della storia della Pro. Il 2 novembre 1930 arriva il primo gol ufficiale siglato contro la Lazio mentre l'8 febbraio 1931 rifila ben tre reti allo zio Giuseppe Cavanna, estremo difensore del Napoli in un Pro-Napoli terminato

6 a 3: conclude la stagione con tredici reti all'attivo aiutando la squadra a raggiungere il decimo posto.

Nella stagione successiva Piola stabilisce il record (per l'epoca) di reti realizzate fuori casa realizzando ben quattro gol sul campo dell'Alessandria e facendo vincere la Pro per 5 a 4; nel computo delle stagioni 1931/32 e 1932/33 Piola realizza 23 reti, numero che non gli consente di pareggiare la fama di marcatori formidabili come Borell II, Meazza e Schiavio( al punto che alcuni addetti ai lavori propongono ai arretrarlo sulla linea mediana del campo) e tuttavia fioccano le convocazioni in Nazionale B così come gli valgono l'interesse di molte squadre a cominciare dal Napoli.

Nell'estate del 1933 la Pro Vercelli è alle prese con grossi problemi finanziari ed è costretta a cedere due pezzi pregiati della squadra come  Zanello e Depetrini, rifiutando però di vendere Silvio Piola perchè, come diceva il presidente dei bianchi Secondo Ressia: "Mai lo cederemo, neanche per tutto l'oro del mondo. Perché il giorno che saremo costretti a cederlo, quel giorno segnerà il tramonto della Pro Vercelli". La reazione dell'astro nascente del calcio italiano non si fa attendere: per alcuni giorni Piola non partecipa agli allenamenti, nè partecipa alle partite. Poi inizia la stagione 1933/34 e la Pro rimedia una pesante sconfitta contro il Genoa (0-3) che porta a più miti consigli la società e il giocatore: le parti trovano un compromesso e Silvio ritorna in campo dietro la promessa che alla fine della stagione avrà il permesso di trasferirsi all'Ambrosiana. Il 29 ottobre segnò sei reti nella vittoria dei bianchi sulla Fiorentina (7-2), record imbattuto in Serie A; il commissario tecnico della nazionale, Vittorio Pozzo, presente tra il pubblico, volle complimentarsi con lui nell'occasione. Piola termina la stagione con quindici gol all'attivo, e disputa la sua ultima gara in maglia bianca il 29 aprile 1934, a Bologna, sullo stesso campo in cui aveva esordito.

 

ESORDIO: 16/2/1930  Bologna-Pro Vercelli=2-2

ULTIMA GARA: 29/4/1934 Bologna-Pro vercelli=4-1

 

Anno Serie Presenze Reti
1929/30 A 4 -
1930/31 A 32 13
1931/32 A 31 12
1932/33 A 32 11
1933/34 A 28 15
TOTALE   127 51

 

" La struttura fisica di Piola, longilinea-atletica, era una componente fondamentale della sua eccezionalità poichè la compresenza di entrambi gli aspetti gli permetteva variegate soluzioni di gioco; la prestanza atletica gli consentiva una grande adattabilità alle situazioni, quella longilinea il dribbling in verticale: gesto atletico di difficile esecuzione".

 

Sergio Vatta

 

"Piola si fa notare per la sua abilità a trovarsi, al momento buono, nella zona d'azione [...]. Non ha niente del giocatore passivo o neutro: egli non si contenta di smarcarsi; marca lui stesso, in ogni occasione; affronta i terzini; li obbliga a intervenire subito e a liberare in fretta, ed è sempre pronto a sfruttarne gli errori [...]. Quando Piola, tanto nel giuoco a terra come in quello alto, si trova alla stessa distanza dal pallone che l'avversario, state sicuri che, nove volte su dieci, sarà lui che ci arriverà per primo. Piola affetta una noncuranza e un ritardo che la sua statura e la sua taglia giustificherebbero [...]. Ha l'istantaneità del movimento e lo scatto del corpo, della testa, delle gambe comprensibili in un atleta di piccola taglia ma sorprendenti in un atleta di quel peso. Non conosco nel passato che un solo caso analogo a quello di Piola: quello del belga Six, dell'Olympique Lillois, che morì in guerra. Piede destro, piede sinistro, testa, tutto è buono per lui, come gli sono indifferenti gli angoli di tiro e gli sforzi in equilibrio instabile".

 

 

Gabriel Hanot

 

"Non so ancora se il Silvio calcia meglio col destro o col sinistro, tanto è bravo. Di testa è molto forte nella scelta di tempo. Ma non ho visto mai nessuno come lui in rovesciata, in spaccata".

 

Vittorio Pozzo

 

"Disponevo di un buon trattamento di palla e un discreto passaggio, non avevo paura, dote importante per quei tempi, ed in più avevo fiuto e furbizia, due "ferri del mestiere" indispensabili per un centravanti. Aggiungo che sono stato fortunato perché in tanti anni di attività ho patito due soli incidenti: una clavicola fratturata e un colpo al ginocchio. Considerato che molti difensori si basavano su forza fisica e rudezze non è niente male".

 

Silvio Piola

 

"Era una macchina da gol, forse l'unico giocatore di quel tipo e qualità che sia mai stato prodotto dal calcio italiano. Mentre Meazza privilegiava le azioni personali e Paolo Rossi traeva il massimo dai cross, Piola segnava in tutte le maniere: da vicino, da lontano, di destro, di sinistro, di testa, in acrobazia".

 

John Foot

 

Luglio 1930: un nuovo stadio per la Pro

Il nuovo stadio "comunale" in una foto degli anni '30. Immagine dal web

Primo luglio 1930: dopo mesi di attesa si svolge in città l'asta per la definitiva assegnazione dei lavori che porteranno alla realizzazione di un nuovo stadio "comunale" per le Bianche Casacche. L'idea è quella di creare un centro polisportivo adatto ad ospitare più attività ( a cominciare ovviamente dal calcio), con una tribuna centrale lunga ottantametri e due piste di atletica in carbonella rispettivamente da 400 metri e rettilinea. Il bando di gara viene vinto dalla ditta Almasio di Trecate e dalla ditta Bagno di Vercelli. A bando terminato i lavori di costruzione dello stadio iniziano immediatamente e procedono rapidi con un rallentamento solo all'inizio del 1931 per mancanza di fondi, poi trovati dal Comune in seguito alla ristrutturazione e alla vendita dei lotti del rione "Furia" avvenuta proprio in quegli anni. I lavori si svolgono a due passi dal campo utilizzato dalla Pro (il Conte di Torino) ma non hanno influenza alcuna sul regolare svolgimento delle gare casalinghe dei bianchi che già a partire dal 1932 iniziano a utilizzare il nuovo impianto senza che ci sia una vera e propria gara di inaugurazione. 

La curva Ovest dello stadio nel 2008

E' dunque a partire dall'anno 1932 che le bianche casacche si trasferiscono nell'impianto che  ancora oggi è in uso ed è in questo impianto ove i vercellesi possono ammirare per cinque anni le gesta di Silvio Piola, l'attaccante italiano più prolifico di tutti i tempi. All'inizio la struttura ha una capacità di ben 12.000 spettatori ed è in grado di ospitare anche altre attività sportive come ad esempio la scherma praticata nella palestra presente all'interno della tribuna centrale o l'atletica praticata sulla pista presente intorno al rettangolo di gioco e successivamente rimossa.

Inaugurato col nome di Leonida Robbiano per onorare il grande aviatore e pioniere della aeronautica italiana, lo stadio cambia nome con una delibera comunale nel 1998 per dedicare l'impianto alla memoria di Silvio Piola, il più grande giocatore ad aver indossato la casacca bianca e capace di collezionare 127 presenze e 51 reti nella Pro.

 

La struttura ha subìto varie modifiche e interventi di ristrutturazione nel corso della sua esistenza; dopo decenni di vita lo stadio di Vercelli è andato incontro ad un graduale degrado complessivo che ha portato la diminuzione della capienza a meno di 3.000 spettatori , a partire dal 2007 sono stati eseguiti alcuni lavori di manutenzione:  nel 2007 il muro d'ingresso della gradinata nord viene abbattuto da un violento temporale e successivamente ricostruito in cemento armato, nel 2008 il parterre della tribuna viene ricostruito e alzato e infine, tra il 2009 e il 2010, si provvede a sradicare le piante presenti sul perimetro del settore ospiti. Nel 2011, alla vigilia della stagione che riporta i bianchi in serie B dopo più di 60 anni di assenza, venne rinnovata in maniera incisiva la gradinata nord, i locali tecnici,  i seggiolini in tribuna, ricostruita la curva ovest e da ultimo viene posato sul terreno di gioco un nuovo manto in erba naturale con superficie sintetica.

Nel 2012, a seguito della promozione in serie B, gli spalti della curva ovest vengono ampliati e collocati più vicini al terreno di gioco, tutti i posti dello stadio vennero attrezzati con seggiolini e infine vennero finalmente adeguate alle esigenze moderne la biglietteria, la tribuna stampa, gli spogliatoi, l'illuminazione e gli ingressi (dotati di tornelli elettronici per ottemperare alle disposizioni di legge).

Da ultimo viene rimossa la recinzione che fino a quel momento aveva protetto il campo (eccezion fatta per il settore ospiti) e sostituita da parapetti ad altezza regolabile. Attualmente la capienza dello stadio Silvio Piola è di 5.500 posti a sedere.

 

Malgrado tutte le recenti e inevitabili modifiche strutturali, lo stadio ex Robbiano conserva ancora

molte delle sue caratteristiche architettoniche originarie. Questo si evince immediatamente dando uno sguardo alla tribuna centrale, bellissima con le sue linee semplici e squadrate (molto utilizzate in epoca fascista): si possono ancora ammirare i corrimano in ferro battuto e la struttura portante della tettoia che, uniti ad altri elementi, fanno si che lo stadio vercellese sia vincolato ai fini della tutela delle belle arti.

Da ultimo meritano speciale menzione i sette scudetti che decorano la copertura della tribuna, la cui parte centrale corrisponde ad una tribuna stampa coperta e al chiuso, settore vip e palco d'onore collocato alla base della struttura con la forma di un podio semicircolare. A completare la tribuna, tre file di gradinate situate ancora più in basso, a ridosso del campo.

Vercelli, un campo "caldo"

In principio fu il Toro

Qualcosa è andato "storto": tifosi bicciolani attendono l'arbitro fuori dallo stadio (metà anni '90)

Molti sono gli episodi che nel corso degli anni hanno dato, al Robbiano prima e al Piola poi, la fama di un campo caldissimo con i tifosi vercellesi più accesi delle Bianche Casacche sempre pronti a difendere il "proprio territorio" non solo con il tifo ma anche in modo più fisico. E' ormai noto che i primi passi di un tifo organizzato degno di questo nome si registrarono (non solo a Vercelli) dopo la prima guerra mondiale  con le tifoserie che si organizzarono con bandiere e stendardi fatti in casa ma comunque efficaci;  è altresì vero che a partire dal 1910 ci furono le prime intemperanze della tifoseria bicciolana, con eccessi verso arbitri e giocatori avversari, con episodi di violenza dentro e fuori dagli stadi. Il girone di ritorno del campionato 1909/10 è quello in cui si verificò un cambio nella attitudine della tifoseria vercellese. Il 13 febbraio 1910 i bianchi ospitavano sul campo in Piazza Conte di Torino i granata del Toro dopo averli battuti per 4 a 2 appena una settimana prima grazie a quattro reti siglate dal funambolico Rampini I. La gara fu tesa fin dal principio e del resto non avrebbe potuto andare diversamente dal momento che la Pro stava cercando di confermarsi campione d'Italia davanti all'arrembante Inter allenata da Virgilio Fossati. Sul rettangolo verde però la Pro Vercelli si rivelò meno forte del solito e i granata si imposero per 1 a 0 grazie alla rete messa a segno da Lang con un bel tiro dalla distanza: il tonfo fu clamoroso perchè questa sconfitta a tre giornate dalla fine permetteva ai nerrazzurri interisti di superare i bianchi in testa alla classifica. Al fischio finale il pubblico si scagliò contro l'arbitro Goodley con fischi, insulti, lancio di sassi e limoni. La gazzarra proseguì poi anche fuori dallo stadio con l'arbitro inseguito fino alla stazione.

 

Lo stadio in Piazaa Conte di Torino nel 1915

1910: La finale "farsa"

Purtroppo questi incidenti non furono un episodio isolato poichè nel corso di quel campionato ci furono altri episodi di intolleranza e violenza culminati con lo spareggio di fine campionato contro l'Inter per l'assegnazione del titolo di campione d'Italia. Quel giorno, in polemica con la federazione, la Pro schierò la squadra ragazzi e la tifoseria vercellese accolse gli avversari e i giornalisti con profonda ostilità: la gara venne giocata in una atmosfera surreale con proteste continue e reiterate da parte del pubblico che, a dispetto della sconfitta, non fece mai mancare il proprio sostegno ai ragazzi in maglia bianca così come i fischi ai nerrazzurri quasi aggrediti a fine partita.Testimone di quella giornata fu il giornalista della "Gazzetta" Carlomagno Magni (pioniere del giornalismo sportivo e autore del primo trattato di tecnica calcistica in Italia) che con queste righe commentava lo spettacolo cui aveva potuto assistere quel giorno da bordo campo: "L'aspetto della folla ignorante e selvaggia, che pareva ieri invasa dalla comica follia dello scherno a oltranza, dava, ai sinceri appassionati dello sport, un senso di pena dolorosa, ancora più forte della nausea. Nè gli umili erano i più eccitati nella parola e nel gesto. Ah, che lezione rappresentavano per l'italiana squadra vercellese, i pallidi giuocatori italo-stranieri dell'Internazionale, muti come soldati in consegna, coi denti stretti e gli occhi lagrimosi sotto la valanga delle allegre contumelie, sotto lo strepito degli ironici applausi e delle grida di scherno".

 

Pro-Genoa da Bollino rosso negli anni '10

Gli anni '10 del secolo scorso videro una altra accesa rivalità dei tifosi della Pro contro una squadra che all'epoca contendeva alla Pro gli scudetti sul campo e che già in quei giorni, ormai lontanissimi da noi, vantava già una tifoseria molto fedele e molto "calda" come quella genoana con cui si verificarono incidenti di rilievo in due occasioni nel giro di pochi mesi.

La prima volta il 3 dicembre 1911: La Pro Vercelli era bicampione d'Italia ed era in corsa per vincere anche il titolo del 1913 trovando nel Genoa, già vincitore di sei campionati, un formidabile avversario. Alla nona giornata i rossoblù si presentarono a Vercelli agguerritissimi e con 250 tifosi al seguito che contribuirono a movimentare non poco la giornata sugli spalti. Alla fine i bianchi si imposero per 2 a 0 grazie alle reti di Rampini I e di Ferraro I mentre disordini e incidenti si spostarono da dentro allo stadio alla strada con i tafferugli che arrivarono fino alla stazione.

In occasione della gara di ritorno giocata il 31 marzo 1912 in uno stadio Marassi esaurito in ogni ordine di posto 8 in ballo c'era il titolo di campione d'Italia di quella stagione e la rivalità tra le due compagini era ai massimi livelli, i vercellesi decisero di fare le cose in grande e di restiuire alla tifoseria genoana la visita del dicembre precedente: infatti furono ben 5.000 i bicciolani che seguirono a Genova la Pro Vercelli e che videro la loro squadra battere il grifone con un prezioso gol di Rampini I e conquistare così la finalissima contro la Lazio.

Nel dopo partita non ci furono incidenti ma un corteo composto da vercellesi e da tifosi dell'Andrea Doria che portarono in trionfo i vincitori dallo stadio fino alla centralissima Piazza De Ferrari bloccando il passaggio ai tram e al poco traffico automobilistico: il finale fu apoteosico con Milano I che, affacciato dal balcone del giornale "Il Secolo XIX", salutava i tifosi festanti.

1946: prima invasione al Robbiano

Passarono gli anni, l'Italia conobbe gli anni della dittatura e una nuova guerra mondiale... Gia negli anni '30 i fasti sportivi della Pro erano ormai un ricordo del passato eppure certe rivalità non solo rimanevano immutate ma al contrario si rinfocolano con nuovi episodi.

Il 5 maggio del 1946 si giocava al Robbiano un match valevole per la Coppa Alta Italia; i bianchi erano in vantaggio per uno a zero grazie alla rete di Pozzo siglata al 5' minuto della ripresa. La partita sembrava scivolare via tranquilla verso un vittorioso epilogo per le bianche casacche e invece capitò che al 77' il direttore di gara assegnò in modo arbitrario un rigore ai casalesi poi trasformato, dopo molte proteste dei padroni di casa, da Mozzambani. I supporters vercellesi che già pregustavano la vittoria contro gli storici rivali casalesi, invasero il campo dando il via ad una vera e propria caccia all'uomo nei confronti della giacchetta nera Mondani della sezione di Milano: solo l'intervento di carabinieri e vigili urbani impedì alla situazione di degenerare completamente. La gara venne comunque sospesa e e la vittoria fu data a tavolino ai neri malgrado il risultato di pareggio maturato sul campo.

Nuova invasione nel 1973

Nel campionato di Serie C 1972/73 la Pro Vercelli lotta con forza per difendere la categoria inseguita per un decennio e conquistata sul campo tre anni prima grazie agli spareggi con la Biellese. Nel girone di ritorno i bianchi hanno una posizione meno brillante rispetto all'andata ma è comunque una situazione tale da lasciare tranquilli in merito all'esito finale della stagione con la "quasi" certezza di non dovere vivere una nuova retrocessione....anche perchè la Pro a nove gare dalla fine stende i diretti rivali della Cossatese con un ottimo 3 a 1 ( reti di Bonanomi, Sadocco e del bomber Tonelli) e sembra poter mettere la parola fine al discorso salvezza. E invece le due sconfitte contro il Derthona fuori casa e contro il Seregno al Robbiano rimettono tutto in discussione anche perchè le due partite successive vedono arrivare solo due punti contro Alessandria e Cremonese. Si arriva cosi al 3 giugno 1973 e a Vercelli arriva il Padova: i patavini sono ormai in una tranquilla posizione di classifica e forse le Bianche Casacche non sono abbastanza spavalde da cercare di ottenere la vittoria e chiudere il discorso. Sta di fatto che la partita è bloccata su uno 0-0 senza grossi squilli fino a quando l'arbitro Sancini assegna un rigore agli ospiti a seguito di uno scontro veniale tra Rossi e il biancoscudato Musiello; immediate le grandi proteste dei padroni di casa che temono di vedersi sfuggire la salvezza per un penalty inventato dalla giacchetta nera e non per demeriti propri. Jussich viene espulso per proteste, il padovano Frisoni realizza dagli undici metri e a quel punto scoppia il finimondo con l'arbitro che fischia la fine, viene raggiunto da un fitto lancio di oggetti (una scarpa lo colpisce in piena fronte! ) e espelle i vercellesi Valdinoci e Caligaris.

 

"La Stampa" del 4 giugno 1973

 

Come se non bastasse una parte dei 5.000 spettatori presenti invade il campo e dà inizio ad un assedio di sei ore che termina solo all'una di notte quando, sdraiati in un cellulare della polizia, l'arbitro Sancini e i due guardalinee lasciano il Robbiano dal cancello del settore dei "popolari" attraversando piazza Camana (all'epoca una semplice piazza e non, come oggi, occupata da un giardino pubblico. La fuga della terna è resa possibile solo grazie ad una manovra diversiva delle forze dell'ordine e dopo vari, infruttuosi tentativi di far guadagnare la via dell'uscita alla terna arbitrale.  A seguito di quegli avvenimenti il Robbiano viene colpito da ben sette giornate di squalifica ( poi ridotte a una) mentre a capitan Jussich ne toccano tre ( in seguito cancellate).

 

"La Stampa" 4 giugno 1973

 

Il giorno dopo Eros Mognon scrive per il quotidiano torinese "La Stampa": "Notte di violenza e di follia a Vercelli dopo l'incontro tra la Pro e il Padova. Arbitro e segnalinee assediati negli spogliatoi per oltre 6 ore (pare sia un record nella storia del calcio nazionale); la squadra veneta accompagnata alla spicciolata in un albergo sulla circonvallazione per Novara; feriti e contusi; un centinaio di carabinieri schierati davanti al « Robbiano »; radiomobili cariche di agenti e di polizia stradale. Gli assediati e la forza pubblica sono rimasti nello stadio fino all'una. Poi due « Giulia » della polizia e un furgone della stradale si sono fatte un varco tra la folla ancora in tumulto. L'arbitro Sancini di Bologna e i due guardalinee di Reggio Emilia, bocconi sul pulmino, scortati da funzionari della Mobile e da alcuni ufficiali dei carabinieri, sono stati accompagnati fino al « Pavesi » di Novara. Fino a quel momento tutti i tentativi di metterli in salvo erano falliti. Allo stadio erano accorsi il questore Pastorino-Olmi, commissari della questura di Vercelli, il sindaco Boggio. Dirigenti della Pro Vercelli e l'allenatore Facchini avevano rivolto appelli ai tifosi nella speranza di convincerli ad allontanarsi per non aggravare la situazione. La folla, almeno un migliaio di persone, rispondeva con grida: « Fuori il buffone bolognese ». L'ira era esplosa all'89' minuto della gara, alle i della Pro Vercelli dinanzi ai cancelli degli spogliatoi dove sono rinchiusi l'arbitro e il Padova. L'arbitro, con la sua clamorosa decisione, ha messo in ginocchio a un minuto dalla fine la Pro Vercelli che aveva ampiamente meritato la spartizione dei punti. Poi aveva infierito sui padroni di casa espellendo i terzini Jussich (per proteste) e Valdinoci i intervento falloso su un avversario». I tifosi di Vercelli che si apprestavano a festeggiare la salvezza della « Pro » hanno visto aprirsi il baratro della retrocessione. C'è stato un tentativo di invasione sventato dal fìtto cordone di carabinieri attorno alla rete di recinzione. Sancini e i guardalinee sono entrati negli spogliatoi sotto una pioggia di sputi, evitando una grandinata di colpi di aste di bandiera che i tifosi brandivano minacciosamente. Uno spettatore si è tolto una scarpa e ha colpito a una guancia l'arbitro.

 

E' incominciato il lungo assedio, sono giunti rinforzi di polizia. La squadra veneta ha cercato di uscire da una porta secondaria. Soltanto due giocatori e il medico sociale sono riusciti a raggiungere la loro auto. Gli altri, attesi vicino al pullman, sono rientrati precipitosamente negli spogliatoi inseguiti da un centinaio di tifosi vercellesi. Hanno avuto miglior fortuna due ore dopo. Arbitro e segnalinee dopo l'incontro restano barricati negli spogliatoi. Alle 21 la proposta di far indossare al direttore di gara e ai suoi collaboratori una divisa militare viene rifiutata. A mezzanotte le strade vicino al « Robbiano » sono ancora affollate. Arrivano altri carabinieri con fucile, elmetto e visiera abbassata. Il pubblico si scatena, la prima fila avanza minacciosa, un tifoso viene colpito al capo da un militare. Lo trascinano in un bar, poco dopo l'ambulanza lo porta all'ospedale. In precedenza era stato ricoverato anche un appuntato di polizia, colpito al labbro da un sasso. L'arbitro finalmente accetta di uscire: nel buio viene scortato fino alla sede della società, in una palazzina a un centinaio di metri dal campo di gioco. Sancini rinuncia alle valigie: "Me le manderete poi, ma sia chiaro che non lascio lo stadio se non ho la necessaria protezione. Chiamate altri agenti, fate portare un cellulare. Altrimenti aspetto tutta la notte ». Il sindaco Boggio avvicina il direttore di gara e si scusa: "Sono annichilito per quello che sta accadendo". Poi si rivolge ai giornalisti e afferma: « Come sportivo contesto l'operato dell'arbitro. Ha commesso un grave errore, ma deploro questi episodi dissennati. Alcune decine di facinorosi gettano il discredito su una città che ha nobili tradizioni sportive. Questi non sono i veri affezionati tifosi vercellesi. Sono addolorato e disgustato. Starò bene soltanto domani, quando saprò che sono arrivati a casa". Polizia e carabinieri si consultano ancora. E' quasi l'una quando si decide di far entrare al « Robbiano » due radiomobili e un pulmino. Un gruppo di agenti e carabinieri viene dislocato davanti a un'uscita secondaria.; L'arbitro sale sull'automezzo della "stradale" con i guardalinee e il vice allenatore della Pro Vercelli Bellomo. Sulla via in quel momento due auto si scontrano, i tifosi si distraggono e allentano la guardia all'uscita. E' un'occasione favorevole. Il questore non se la lascia sfuggire, le radiomobili escono veloci e in pochi secondi sono lontane".

 

1995, caccia all'arbitro Sciamanna

Stemma dell'Olbia calcio

22 gennaio 1995. La Pro Vercelli ospita l'Olbia in una gara dall'esito non scontato, ma comunque molto ben instradato verso una vittoria delle Bianche Casacche, protagoniste di un campionato a ridosso della primissima fascia ovvero quella delle squadre in lotta per raggiungere la Serie C 1.

La gara però non sta andando affatto come previsto: i sardi stanno vendendo cara la palla e la Pro è meno ficcante del solito così che il match sta scivolando senza intoppi verso un sacrosanto 0 a 0.

Poi però come un fulmine a cel sereno, l'arbitro ascolano Sciamanna sale in cattedra fischiando un contestatissimo penalty per gli ospiti quando ormai tutti i giocatori sono pronti a dividersi la posta e a prendere la via degli spogliatoi. Siamo ormai al 90' e i sardi costituiscono l'ennesima manovra di alleggerimento: la sfera arriva a Spanu sull'out destro che centra lungo. Il pallone attraversa l'area e sta per uscire dai sedici metri quando sulla palla si avventano Monetta e Sanna che cengono a contatto. Il contrasto è vinto dal vercellese, ma l'attaccante cade in avanti. L'azione sembra finita, nessuna protesta ma mentre il pallone finisce di lato. Ma ecco che tra lo stupore generale l'arbitro Sciamanna di Ascoli indica il dischetto. E' rigore. I giocatori della Pro circondano la giacchetta nera, ma ogni protestaè vana. Per i sardi Truddaiu realizza il gol della vittoria, l'arbitro si affretta a fischiare la fine dell'incontro ed è bene riprendere le parole del giornalista de "La Stampa" Roberto Eynard che così, il giorno dopo,  riporta quanto accaduto al triplice fischio: " Per fortuna intervengono le forze dell'ordine che bloccano i più esagitati tra i bianchi e la giacchetta nera raggiunge il suo stanzone senza conseguenze. ma l'atmosfera in un attimo si infiamma: almeno duecento persone si radunano all'ingresso del recinto che delimita la palazzina degli spogliatoi del Robbiano. Intanto i giocatori dell'Olbia, dopo aver festeggiato l'inaspettata vittoria con un abbraccio generale vicino alla panchina di mister Bagatti, si avviano verso gli spogliatoi. anche per loro è un rientro agitato: un paio di sardi si beccano con il pubblico e subito la squadra viene bersagliata da un fitto lancio di palle di neve. L'atmosfera è infuocata dentro e fuori dagli spogliatoi. Nella Pro è un coro unico: ""Ci sentiamo presi in giro. Appena il pallone è entrato in porta ha fischiato la fine sorridendoci e scappando via, come se avesse qualcosa da farsi perdonare"". E il clima resta acceso fuori dall'impianto per un'ora: i carabinieri di servizio, dopo aver cercato vanamente di far uscire l'arbitro e i guardalinee da una porta secondaria,  chiedono rinforzi ed organizzano la fuga. Il signor Sciamanna viene fatto salire su un'auto  che a tutta velocità riesce a farsi largo tra il centinaio di contestatori rimasti".

2013, il derby dei Daspo

La curva Ovest in Pro-Novara 2023/24

A quattro giorni da un derby delle risaie che mancava in Serie B dal 1948, Alessandro Ballesio de "La Stampa" così commentava gli incidenti del pre-partita verificatisi a Vercelli l'11 maggio del 2013: "

Gli strascichi del derby si preannunciano pesanti per i tifosi che sabato hanno dato vita agli scontri in piazza Camana a Vercelli. Tifosi della Pro Vercelli e del Novara, per i quali sarebbe in arrivo una raffica di Daspo. L’obbligo di rimanere lontani dallo stadio è la misura che sarà applicata con ogni probabilità ad almeno una decina di supporter dell’una e dell’altra squadra: la Digos sta lavorando per identificare gli autori della «caccia all’uomo» che si è conclusa con spranghe e bombe carta. Subito dopo il derby sono stati fermati e identificati cinque ultras: al primo arresto ne seguirebbero altri, così come le denunce per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti".

Passano alcune settimane e il 3 luglio 2013 "La Stampa" nella sua versione on-line aggiorna i lettori sugli sviluppi delle indagini per i fatti del derby: "La polizia di Vercelli ha arrestato due persone in flagranza differita, mentre 20 sono indagate, a seguito del derby Pro Vercelli - Novara dell’11 maggio scorso, degenerato in scontri tra le tifoserie, storiche rivali. E’ questo - riferisce una nota - il bilancio dell’operazione «Stadio sicuro» della Digos di Vercelli: tutti i coinvolti hanno ricevuto o stanno tuttora ricevendo provvedimenti Daspo che impediranno loro di tornare negli stadi per un tempo variabile da uno a cinque anni.

 

 

L’antefatto risale all’11 maggio scorso, giorno del derby allo stadio di Vercelli dove un gruppo di ultras novaresi si era recato, con mezzi propri ed in maniera autonoma rispetto al resto della tifoseria organizzata, presentandosi di proposito innanzi all’ingresso della curva dei locali: sopraggiunti dalla direzione opposta, i tifosi vercellesi si sono scagliati verso gli avversari. L’intervento delle forze dell’ordine ha evitato lo scontro fisico tra i due gruppi di giovani per la maggior parte travisati ed armati di bastoni, di cinture con pesanti fibbie, di fumogeni e bombe carta. I teppisti sono stati ripresi dall’impianto di videosorveglianza presente allo stadio Piola di Vercelli le cui telecamere sono gestite dagli operatori della polizia scientifica.

 

Le indagini della Digos hanno permesso di identificare entro le 48 ore seguenti agli scontri due dei soggetti coinvolti, accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, porto abusivo di oggetti atti ad offendere e, per uno di essi, di violazione del provvedimento Daspo inflittogli alcuni mesi prima dalla questura di Vercelli: i due sono stati arrestati in flagranza differita. Nei giorni seguenti la Digos ha identificato 13 vercellesi e 9 ultras novaresi responsabili degli scontri: per tutti e’ in corso l’emissione di provvedimenti Daspo della durata compresa tra uno e cinque anni. E’ questo - riferisce una nota - il bilancio dell’operazione «Stadio sicuro» della Digos di Vercelli: tutti i coinvolti hanno ricevuto o stanno tuttora ricevendo provvedimenti Daspo che impediranno loro di tornare negli stadi per un tempo variabile da uno a cinque anni.

 

L’antefatto risale all’11 maggio scorso, giorno del derby allo stadio di Vercelli dove un gruppo di ultras novaresi si era recato, con mezzi propri ed in maniera autonoma rispetto al resto della tifoseria organizzata, presentandosi di proposito innanzi all’ingresso della curva dei locali: sopraggiunti dalla direzione opposta, i tifosi vercellesi si sono scagliati verso gli avversari. L’intervento delle forze dell’ordine ha evitato lo scontro fisico tra i due gruppi di giovani per la maggior parte travisati ed armati di bastoni, di cinture con pesanti fibbie, di fumogeni e bombe carta. I teppisti sono stati ripresi dall’impianto di videosorveglianza presente allo stadio Piola di Vercelli le cui telecamere sono gestite dagli operatori della polizia scientifica.

 

Le indagini della Digos hanno permesso di identificare entro le 48 ore seguenti agli scontri due dei soggetti coinvolti, accusati di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, porto abusivo di oggetti atti ad offendere e, per uno di essi, di violazione del provvedimento Daspo inflittogli alcuni mesi prima dalla questura di Vercelli: i due sono stati arrestati in flagranza differita. Nei giorni seguenti la Digos ha identificato 13 vercellesi 2 ultras novaresi responsabili degli scontri: per tutti e’ in corso l’emissione di provvedimenti Daspo della durata compresa tra uno e cinque anni".

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